C’è stato un tempo molto romantico nel quale la parola storytelling risuonava in tutte le riunioni operative di digital fundraising. Raggiungere il nirvana dei cantastorie è stato per ognuno di noi un obiettivo imprescindibile per riuscire ad avere successo e portare a casa l’obiettivo di budget “quarter” che ci aspettava puntuale seduto sulla scrivania ogni quattro mesi.
Oggi il terreno di gioco è decisamente cambiato: non basta più trovare le parole giuste, ma è diventato necessario moltiplicare i campi d’esperienza, affidarsi ad agenzie, improvvisarsi copywriter e chissà cos’altro.
Tutto vero e tutto giusto, ma se non si utilizza un approccio di base ordinato e dannatamente strategico tutti i nostri sforzi (e i nostri soldi) per il fundraising online saranno stati sprecati invano.
Sono caratteri imprescindibili per non risultare tiepidi e iniziare la scalata verso il successo del digital fundraising!
Online regna l’assioma: Less is more. Modo gentile di dire che le espressioni “Altro” e “Scopri di più” hanno purtroppo fatto il loro tempo.
È opportuno quindi trovare il giusto equilibrio tra la sintesi e il contenuto, magari anche creando una rubrica a puntate che racconta di volta in volta un pezzo del progetto.
Sii quello che sembri diceva Lewis Carroll, e mai come oggi avere una presenza web ordinata e coerente con la comunicazione che facciamo su ogni media è centrale.
Rispettare logo, colori, tone of voice, formati e styleguide è diventato imprescindibile per costruire la nostra presenza e farla spiccare nel mare magnum di input che ricevono i potenziali donatori da aziende, competitor e chissà chi altro.
Il brand si costruisce lentamente, ma quando noi e il nostro form di donazione saremo riconoscibili sarà tutto più semplice.
Troppo spesso ci troviamo a ragionare davanti ai nostri pc su come un contenuto possa essere visualizzato e questo si rivela spesso un errore banale. Potendo, dovremmo lavorare da mobile per immedesimarci negli stakeholder e provare a vivere la loro stessa esperienza con i nostri materiali davanti.
In sintesi: attenzione alle DEM, alle copertine dei social e alle nostre pagine di donazione. Devono essere responsive al 100%.
Se si arriva in ufficio e ci si domanda cosa spedire o postare durante il giorno, è un chiaro sintomo di mancata pianificazione delle uscite e di conseguenza una totale assenza di piano editoriale. Stiamo dichiarando la morte delle performance organiche e questo nessuna organizzazione se lo può davvero permettere.
Le variabili sono tantissime, ma in testa a tutte c’è l’orario giusto nel quale postare, ad esempio un tipo di contenuto nel corso della settimana, e più approfonditamente nel corso della giornata, si merita il suo giusto slot temporale.
Soluzione al problema? Testare le performance su giorni e orari e soprattutto organizzare (e ovviamente pianificare) una content rotation molto differenziata.
Il “carrello” è senza dubbio il momento più delicato: tutto deve essere armoniosamente perfetto e accompagnare l’utente a inserire i propri dati e a completare l’azione.
Esistono centinaia di migliaia di tipi di form di donazione e relative UX, alcune tremende altre meravigliose, ma la regola d’oro è solo una: diminuire drasticamente il numero di click che portano al tasto DONA ORA incentivando l’azione con un percorso logico che non confonda la vista e non abbia inutili distrazioni.
Ah non dimentichiamo: le Landing page che “scaldano” sono ormai un falso mito. Per convertire bene servono: un contenuto media, price point definiti e un solo ask.
Siamo giunti alla fine di questo percorso e l’equazione ormai dovrebbe suonare chiara: A + B + C + D + E = Successo
E adesso che ne dici di vedere come creare il tuo piano annuale di digital fundraising in 5 mosse? Leggi il nostro articolo!