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L’approccio ABCDE
3 min read

Quali elementi devi considerare per avere successo nel digital fundraising.

Scopri l’approccio ABCDE per avere successo nel digital fundraising

C’è stato un tempo molto romantico nel quale la parola storytelling risuonava in tutte le riunioni operative di digital fundraising. Raggiungere il nirvana dei cantastorie è stato per ognuno di noi un obiettivo imprescindibile per riuscire ad avere successo e portare a casa l’obiettivo di budget “quarter” che ci aspettava puntuale seduto sulla scrivania ogni quattro mesi.

Oggi il terreno di gioco è decisamente cambiato: non basta più trovare le parole giuste, ma è diventato necessario moltiplicare i campi d’esperienza, affidarsi ad agenzie, improvvisarsi copywriter e chissà cos’altro.

Tutto vero e tutto giusto, ma se non si utilizza un approccio di base ordinato e dannatamente strategico tutti i nostri sforzi (e i nostri soldi) per il fundraising online saranno stati sprecati invano.

 

Vediamo insieme in questo articolo 5 punti che costituiranno l’ossatura base della presenza web dell’organizzazione.

Sono caratteri imprescindibili per non risultare tiepidi e iniziare la scalata verso il successo del digital fundraising!

A – Messaggio

article_itIl primo passo per creare una comunicazione ordinata è entrare nell’ottica che bisogna veicolare lo stesso messaggio con un linguaggio diverso. Se si parla di digital è necessario ragionare del numero di caratteri invece che del numero di cartelle tipico ad esempio, di un mailing.

Online regna l’assioma: Less is more. Modo gentile di dire che le espressioni “Altro” e “Scopri di più” hanno purtroppo fatto il loro tempo.

È opportuno quindi trovare il giusto equilibrio tra la sintesi e il contenuto, magari anche creando una rubrica a puntate che racconta di volta in volta un pezzo del progetto.

 

B – Brand Identity

Sii quello che sembri diceva Lewis Carroll, e mai come oggi avere una presenza web ordinata e coerente con la comunicazione che facciamo su ogni media è centrale.

Rispettare logo, colori, tone of voice, formati e styleguide è diventato imprescindibile per costruire la nostra presenza e farla spiccare nel mare magnum di input che ricevono i potenziali donatori da aziende, competitor e chissà chi altro.

Il brand si costruisce lentamente, ma quando noi e il nostro form di donazione saremo riconoscibili sarà tutto più semplice.  

 

C – Mobile

article_it_2Pensare mobile first nel digital fundraising con oltre 31 milioni di italiani che usano i social da smartphone è quantomeno obbligatorio.

Troppo spesso ci troviamo a ragionare davanti ai nostri pc su come un contenuto possa essere visualizzato e questo si rivela spesso un errore banale. Potendo, dovremmo lavorare da mobile per immedesimarci negli stakeholder e provare a vivere la loro stessa esperienza con i nostri materiali davanti.

In sintesi: attenzione alle DEM, alle copertine dei social e alle nostre pagine di donazione. Devono essere responsive al 100%.

 

D – Organizzazione e pianificazione

Se si arriva in ufficio e ci si domanda cosa spedire o postare durante il giorno, è un chiaro sintomo di mancata pianificazione delle uscite e di conseguenza una totale assenza di piano editoriale. Stiamo dichiarando la morte delle performance organiche e questo nessuna organizzazione se lo può davvero permettere.

Le variabili sono tantissime, ma in testa a tutte c’è l’orario giusto nel quale postare, ad esempio un tipo di contenuto nel corso della settimana, e più approfonditamente nel corso della giornata, si merita il suo giusto slot temporale.

Soluzione al problema? Testare le performance su giorni e orari e soprattutto organizzare (e ovviamente pianificare) una content rotation molto differenziata.

 

E – Conversione che funziona

article_it_3Ultimo punto, ma non per importanza, è la pagina dove abbiamo intenzione di attivare l’azione di conversione dei nostri stakeholder.

Il “carrello” è senza dubbio il momento più delicato: tutto deve essere armoniosamente perfetto e accompagnare l’utente a inserire i propri dati e a completare l’azione.

Esistono centinaia di migliaia di tipi di form di donazione e relative UX, alcune tremende altre meravigliose, ma la regola d’oro è solo una: diminuire drasticamente il numero di click che portano al tasto DONA ORA incentivando l’azione con un percorso logico che non confonda la vista e non abbia inutili distrazioni.

 

Ah non dimentichiamo: le Landing page che “scaldano” sono ormai un falso mito. Per convertire bene servono: un contenuto media, price point definiti e un solo ask.

 

Siamo giunti alla fine di questo percorso e l’equazione ormai dovrebbe suonare chiara: A + B + C + D + E = Successo 

 

E adesso che ne dici di vedere come creare il tuo piano annuale di digital fundraising in 5 mosse? Leggi il nostro articolo!

 

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